Gentile Dottoressa Giuseppina LaFace, La ringraziamo per l’attenzione che Lei riserva ai nostri due volumi best seller “Mozart la caduta degli dei” in un articolo per la Sua rubrica Ascoltare la bellezza sul Supplemento culturale del Quotidiano nazionale del 22 luglio 2017. Ci scusiamo con Lei se solo ora possiamo risponderle. Non è un inserto che di solito leggiamo e ne siamo venuti a conoscenza solo di recente. Nella Sua simpatica premessa ci paragona a Don Chisciotte, che “confonde immaginazione e realtà con effetti grotteschi”. Noi saremmo pure ricercatori idealisti, ma a differenza dell’eroe di Cervantes sappiamo distinguere i mulini a vento della musicologia italiana dai giganti della storia. Lei scrive che a nostro “avviso Mozart è stato inventato per oscurare la grande musica italiana coeva, Sarti, Salieri, Lucchesi. Sarebbero costoro gli autori di opere che nella nostra dabbenaggine ammiriamo sotto il nome di Wolfgang Amadé.” Questo concetto non appartiene ai nostri libri: non c’è né nel primo volume e neppure nel secondo. La Sua rubrica si intitola “Il piacere della lettura” e ci saremmo perciò aspettati che prima di commentare Lei li avesse letti con più attenzione.

Abbiamo dedicato largo spazio al contesto storico senza mischiare la pace di Aquisgrana con Hitler come Lei afferma. Nel secondo volume trova risposta anche alla domanda retorica che Lei si pone sui musicologi tedeschi emigrati negli Stati Uniti. Legga per questo aspetto a pagina 7 e seguenti.

Con il cancelliere Metternich mettiamola così: “La parola Italia era per lui solo un’espressione geografica”; verso gli italiani pronunciò pensieri oltraggiosi e pesantemente razzisti: “Il sangue colerà a torrenti. Un popolo per metà barbaro, di un’ignoranza assoluta, di una superstizione senza limiti, ardente e passionale come sono gli africani, un popolo che non sa né leggere né scrivere”. Lasciamo a Lei, se è soddisfatta di quel che dice il cancelliere, ogni ulteriore commento.
Nei due libri “Mozart la caduta degli dei” non “denigriamo Mozart” né “chi lo studia”. Questo lo poteva leggere nella pagina di introduzione al primo volume, in cui esprimiamo il nostro ringraziamento a tutti gli autori che si sono occupati di Mozart. Non denigriamo nessuno, nemmeno chi commenta il libro senza leggerlo.
Chi accusa “Mozart di mendacio”? Quell’aneddoto sui quarti di tono al quale si riferisce è nel capitolo quinto del primo volume. Non l’ha raccontato Mozart ma Schlichtegroll e noi non diciamo che il bambino non sapeva “percepire sul violino i quarti di tono”, come Lei asserisce. Per comodità Sua Le riassumiamo brevemente il contenuto.
L’aneddoto è una semplice storiella divertente, presa sul serio da certa musicologia un po’ credulona. Si parla di Mozart che mentre stava suonando si sarebbe accorto che il suo violino era accordato un quarto di tono più in basso rispetto al violino di un amico di famiglia che aveva ascoltato qualche giorno prima. Quando Leopold andò a controllare riprendendo il violino dell’amico, messo per giorni in un cantuccio, trovò che era effettivamente accordato un quarto di tono sotto. Lo strumento s’era di certo scordato, e ciò nonostante Mozart avrebbe percepito la differenza di quarto di tono per tutte le corde a distanza di giorni.
Viste le Sue competenze di violinista, poiché dice che è semplicissimo “distinguere il quarto di tono” a memoria e a distanza di due, tre, quattro giorni in tutte le corde (come nell’aneddoto che citiamo) la invitiamo insieme ad altri sostenitori di questa teoria a compiere questo semplice esperimento scientifico. Ci faccia sapere come è andata.

ESPERIMENTO
Prendete un violino, suonatelo per un poco, poi riponetelo in una stanza per alcuni giorni, trascorsi i quali prendete un altro violino, suonatelo, e dite a memoria quale distanza (calcolata in intervalli enarmonici) c’è tra ogni suono prodotto da ciascuna delle corde del violino e quelli prodotti dalle corrispondenti corde dello strumento che avete suonato alcuni giorni prima. “Solo gli stonati” hanno difficoltà a sentirli. Dovete solo sperare, naturalmente, che lo strumento lasciato in balia di movimenti, temperature variabili d’una casa del Settecento non si sia scordato nel frattempo, e che ogni singola corda sia calata di intonazione allo stesso modo come miracolosamente è capitato a Mozart. Se l’esperimento riesce allora avete tutte le ragioni di criticarci e sposare l’aneddoto di Schlichtegroll, viceversa è forse meglio riconsiderare le vostre posizioni.

Per finire. Gentilissima professoressa, cosa c’entra il clavicembalo enarmonico del 1600 “conservato al Museo della Musica di Bologna” con l’aneddoto a cui facciamo riferimento nel libro? Potrà essere utile semmai per esercitarsi a cantare gli intervalli enarmonici in vista dell’esperimento di musicologia scientifica di cui sopra.

Il Suo suggerimento di godersi serenamente la bellezza della musica di Mozart è anche il nostro. Noi in più invitiamo i lettori a godersi la bellezza di tutti gli autori anche quelli italiani.
Commentando il Suo testo su pagina pubblica di facebook Lei dice che l’aggressività è il contrario del dibattito scientifico. Siamo perfettamente d’accordo con Lei. La rimandiamo perciò alle pagine di un appassionato di storia della musica, che ha scritto un sito contro di noi fantasiosamente intitolato “contro Mozart la caduta degli dei @controbianchinitrombetta”. I nostri nomi sono costantemente storpiati e gli insulti sono vari. Questo Suo articolo “Ascoltare la bellezza” è il fiore all’occhiello del sito, e c’è da riconoscere che è l’unica parte scientifica della conversazione. Il Suo pacato scritto stona in un contesto volgare come quello. Non è certo la morigeratezza di comportamento che lei e noi auspichiamo e neppure la serietà di linguaggio “accademico” che lei invoca. Poiché Le dà così fastidio che si utilizzi in ambito musicologico il turpiloquio ci auguriamo che Lei prenda le distanze da questo “appassionato” e che la musicologia italiana ufficiale dimostri di non esser fatta della stessa pasta.
A proposito di quel che Lei scrive sulla pagina fb, l’editore di “Mozart La caduta degli dei” è Youcanprint, quindi sarà pure un editore non tradizionale, ma Lei afferma “ossia tu paghi, il libro viene pubblicato senza peer review gli autori sono contenti, e i lettori bevono le frottole”. Ora non sappiamo chi Le abbia fornito queste informazioni che sono false. Non abbiamo pagato il libro perché non abbiamo sborsato un euro. Abbiamo però regolare contratto editoriale. Il libro inoltre è stato pubblicato dopo un’accurata peer review, e non contiene frottole.

Ma la verità di questi due libri fa così paura?

Le rinnoviamo l’invito a chiamarci per un confronto diretto, per articoli di musicologia, o per ospitarci in una conferenza, visto che Lei le organizza, perché a noi come a Lei piace guardare le persone direttamente negli occhi, e non parlare alle spalle o utilizzare organi di stampa per diffamare.

Luca Bianchini, Anna Trombetta