I musicologi Luca Bianchini e Anna Trombetta, con la nuova biografia “Mozart la caduta degli dei”, in vetta alle classifiche di vendita, sconvolgono il mondo musicale con un’analisi rigorosa delle fonti, indispensabile per conoscere la vita e le opere del compositore. Il libro raccoglie i risultati di vent’anni di ricerche sulla musica del Settecento e su Mozart in particolare, autore venerato da oltre due secoli come un dio. Gli autori si interrogano sulle ragioni di quel culto, e sfrondano le molte biografie dai luoghi comuni. Sino al secolo scorso la tendenza era quella di minimizzare le criticità per non turbare l’immagine impressa nella mente del pubblico. Gli studiosi individuano i punti contraddittori della sterminata bibliografia mozartiana, verificandoli e analizzandoli. Di ognuna delle oltre 2000 citazioni segnalano le fonti, per consentirne la verifica. Molte le novità e le notizie inedite sugli anni di formazione del compositore e sulle opere della maturità. Alla biografia è dedicato il sito internet www.mozartlacadutadeglidei.it.

Undici puntate trasmesse da Radio Vaticana hanno riguardato il loro lavoro. I giornali dicono “Addio al mito di Mozart”, perché “Mozart la caduta degli dei” svela misteri e menzogne sulla costruzione del genio di Salisburgo”.

Il volume di 500 pagine circa, è stato adottato nell’Istituto Superiore di Studi Musicali di Siena, Alta Formazione Artistica e Musicale: “La dettagliata ricerca e citazione puntuale delle fonti consente a Bianchini e Trombetta di ripercorrere con successo un cammino per troppo tempo dato per già battuto, noto, scontato e immodificabile: l’agiografia mozartiana, il mito del ‘genio musicale’ e il ‘classicismo viennese’. Attendo con ansioso appetito il secondo volume del loro stupendo lavoro” (Daniele Fusi, docente di Storia della Musica). I due musicologi hanno tenuto di recente una lezione intervista alla Scuola civica di Milano, nella classe di scrittura musicale, per illustrare il libro.

“La biografia di Mozart ha sempre avuto l’aspetto di una favola, e questo lavoro è il più lontano dal leggendario e dall’agiografico che mai sia stato scritto” (Marcello Piras).

(Varesepress, 26 febbraio 2017)