SPROLOQUI di critici nazionalisti

Alfred Einstein, che aveva definito Pergolesi “negroide zoppo malaticcio napoletano“, se la piglia anche con l’eccelso Petrosellini, che lui definisce lo “scribacchino” di Paisiello.

“Le barbier de Séville avrebbe potuto contraddistinguersi dalle solite Opere buffe; ma tale originale venne invece indebolito e rovinato da Giuseppe Petrosellini, lo scribacchino di Paisiello” (Einstein, Mozart)

Ora si sa che il Barbiere di Siviglia musicato da Paisiello nel 1782 alla corte della zarina Caterina II non è di Petrosellini ma di anonimo poeta e che Petrosellini, checché ne dica Einstein, era abilissimo librettista, autore celebrato di opere di Anfossi, Cimarosa, Salieri le quali avevano fatto il giro d’Europa. Petrosellini godeva di enorme prestigio presso tutti gli ambienti letterari. Seppe distinguersi infatti da Goldoni per uno stile straordinariamente personale. Altro che “scribacchino”. Ma lui era poeta arcade e purtroppo l’Arcadia i musicologi tedeschi non sanno neppure cosa sia.
Nel Ritorno di don Calandrino di Cimarosa del 1778 sullo splendido libretto di Petrosellini si potranno apprezzare pagine che potrebbero appartenere a Così fan tutte del 1790 solo scritte 12 anni prima (questo Einstein non lo dice, noi sì in Mozart la caduta degli dei).