«Ci definiscono picconatori, lo dice soprattutto chi non ha mai letto i nostri lavori in merito. Siamo pronti al confronto, ma con i documenti alla mano…».

Hanno quasi il sapore della sfida – seppur garbata – le parole della coppia di musicologi lombardi Luca Bianchini e Anna Trombetta, che da poco hanno pubblicato «La caduta degli dei – parte seconda», un altro poderoso saggio di revisione dedicato alla vita e alle opere di Wolfgang Amadeus Mozart. Un lavoro certosino partito vent’anni or sono, con risultati che negli ultimi mesi hanno scatenato il putiferio, perché al centro delle loro indagini c’è proprio uno dei più grandi genii intoccabili della musica classica. Intoccabile, ma non per loro, che ora continuano a documentare l’impopolare tesi: «In questa nuova pubblicazione – anticipano – proseguiamo con il lavoro di approfondimento sulla vita del compositore che presenta non poche ombre e incongruenze».

Una storia da riscrivere, a loro dire. Un mito che proprio tale non sarebbe. «Un simbolo fabbricato a tavolino – ipotizzano – Per capire la sua vicenda, occorre entrare come abbiamo fatto noi nei legami tra musicologia e regimi. Il suo mito, coltivato quando era in vita, ha cominciato a prendere piede nell’Ottocento, fino a poi essere preso in mano e amplificato dal Terzo Reich». Spiegano che il partito nazista (che già si era dato da fare con Wagner), a un certo punto indirizzò le sue attenzioni proprio sul compositore salisburghese, alla ricerca di un altro eroe da esibire. «I nazisti – raccontano – guardarono alle sue origini. Lui aveva il papà ariano e la mamma dinarica». Dunque la maxi-operazione per «oscurare le sue origini austriache» ed esaltare la sua «germanicità». Poi la nascita ed esaltazione del cosiddetto «classicismo viennese, da leggere anche come una sorta di etichetta politica». E ancora, i ritocchi piccoli e grandi ad alcune sue opere – come il «Ratto dal Serraglio». «Così fan Tutte», «Le Nozze di Figaro» -, «ritocchi e contraffazioni con l’obiettivo di rendere nell’Ottocento e agli inizi del Novecento più adatte le sue musiche al gusto dell’epoca». Insomma, un Mozart «sfruttato dalla propaganda e dagli affari – è la tesi – non un genio assoluto come si crede, in vita probabilmente anche sprovveduto e vittima persino della moglie Costanza». Altro che Salieri e dintorni.

Una storia che ricorda quelle di Dan Brown che farà di nuovo e sicuramente sobbalzare dalla sedia non pochi. Del resto già con il primo libro i due studiosi, certamente non accolti a braccia aperte dalla comunità dei colleghi (si sono dovuti auto-produrre ma ora i loro libri sono esposti alla Feltrinelli e sono stati adottati in alcune scuole, ndr), hanno provocato un autentico terremoto.

«Siamo andati a vedere chi aveva educato il piccolo genio, cioè suo padre – affermano – Il vecchio Leopold musicalmente era improvvisato. Scriveva lettere truffaldine ed è stato cacciato dall’università». Dopo ci sarebbe la vicenda del Mozart acclamato «filarmonico a Bologna»; per i critici è «una bufala». Senza contare le numerose false attribuzioni che i due professori avrebbero supportato con 2.500 riferimenti alle fonti a loro disposizione.

E adesso, dopo le luci e le ombre sulle musiche, la radiografia del suo mito, che prima ancora dei Reich, «cominciò a essere coltivato dagli Illuminati, l’ala estrema e rivoluzionaria della massoneria a cui Mozart apparteneva».

articolo di Luca Pavanel sul Giornale di Sallusti

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